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La separazione può essere giudiziaria o consensuale:

nel primo caso è stabilita dalla sentenza del giudice, nel secondo sono i coniugi che giungono a un accordo successivamente riconosciuto dal giudice. Altre fondamentali innovazioni in tema di separazione (e del divorzio) sono state introdotte dalla L. 8 febbraio 2006 n. 54, che ha introdotto il concetto di bi-genitorialità e di custodia partecipata. 2) Separazione giudiziale. In base all art. 151 c.c, la richiesta di separazione giudiziale può essere inoltrata quando vi siano condotte che determinano l intollerabilità della vita comune o che provocano gravi complicazioni per l istruzione dei figli, a prescindere dalla volontà dell altro coniuge .

Pertanto, la separazione giudiziale deriva quasi sempre dal fatto di non riuscire più a tollerare la vita comune, generalmente considerata, anche perché la legge non fissa alcuna circostanza specifica o una specifica condotta del coniuge, in quanto è il giudice che deve accertare l attendibilità di atteggiamenti che possano essere causa della richiesta di separazione. Innanzitutto, la mancanza di tolleranza della vita comune può essere conseguente al continuo e gravoso inadempimento ai doveri propri del matrimonio, o da una condotta contraria al dovere di essere sinceri, o ancora da comportamenti che danneggiano la dignità del coniuge, il suo contegno o l integrità fisica o mentale.

I suddetti atteggiamenti possono legittimare la richiesta di separazione, perché una delle basi del matrimonio è proprio il rispetto reciproco della personalità dell altro.

Con la separazione giudiziaria si intraprende un processo molto più difficile e diverso da quello della separazione consensuale, più facile e immediato.

La separazione consensuale viene intrapresa con un accordo tra i coniugi e viene resa valida dal giudice di competenza. Siffatta separazione è disciplinata dall art. 158 c.c., e anche se la medesima evidenzia e rappresenta l insostenibilità della vita matrimoniale, ciò non risulta essere una premessa fondamentale, in quanto l elemento che la convalida è dato dalla volontà dei coniugi di annullare il matrimonio, stabilendo essi stessi i vincoli della loro separazione.

Con la separazione consensuale, dunque, i coniugi dettano determinati vincoli sia in virtù del patrimonio, come il diritto di mantenimento e di residenza nel domicilio matrimoniale, si in virtù dell affidamento dei figli minori, se vi sono. In tal senso, l art. 158 c.c. al giudice competente la facoltà di analizzare e verificare la validità delle normative, comprese nell atto di separazione, agli interessi dei minori; se il medesimo accerta che vi è la sussistenza di elementi contraddittori, chiede ai consorti di apportarvi delle modifiche e, nel caso in cui non si arriva ad una risoluzione, può rifiutare una simile separazione.

Proprio per fare in modo che il giudice non respinga una simile separazione, bisogna richiedere l assistenza di un legale specializzato nel medesimo ambito, il quale sia in grado di dare tutte le informazioni e i suggerimenti adatti ai coniugi che intendono elaborare una richiesta del genere. Penale è uno studio di legali che assicura supporto e difesa tecnica in caso di divorzio, sostenendo tutti i coniugi che hanno bisogno di avere delle delucidazioni chiare in merito ad una simile questione.

Divorzio. Difesa legale in caso di divorzio. In virtù dell art. 149 c.c il matrimonio si annulla o con la morte di uno dei coniugi o con il divorzio, introdotto nel nostro ordinamento dalla L. n. 898 del 1970, successivamente perfezionato dalla L. n. 74 del 1987. In genere, si è concordi nel ritenere che il divorzio si può pretendere soltanto nel caso in cui dal giorno in cui è stata convalidata la separazione sia passato il tempo previsto dalla normativa. Invece, la normativa del 1970 presenta diverse fattori per cui uno dei coniugi può richiedere il divorzio: quando sono trascorsi tre anni di separazione individuale, giudiziaria o condivisa; quando c è stata una cond1 dell altro coniuge, pure per azioni commesse prima del matrimonio, all ergastolo o all arresto per oltre 15 anni o per gravi reati come azzardata uccisione del coniuge o dei figli; quando il matrimonio non si è compiuto; quando l altro coniuge non italiano abbia ricevuto in altri Paesi la convalida dell annullamento del matrimonio o si sia risposato in un altro Paese; è ormai definitivo la disposizione di ritrattazione di riconoscimento sessuale in virtù della normativa 14 aprile 1982, n. 164.

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Quando si invalida il matrimonio cattolico significa invalidare gli effetti civili dello stesso. Nella prima situazione, la più diffusa, i consorti possono effettuare il divorzio trascorsi 3 anni dalla separazione continua, che iniziano a decorrere da quando i coniugi si presentano dinanzi al Tribunale, cioè al primo appello, e non dalla disposizione di separazione o dai vincoli di siffatta concordati, che si applicano successivamente.

Tuttavia, la legge sul divorzio ha cercato di regolamentare vari fattori e aspetti fondamentali che sussistono e possono nascere quando cessa l unione matrimoniale, come: il diritto, per il coniuge più “debole” economicamente, a richiedere un assegno di mantenimento per sé e per i figli, se sono presenti; il diritto dell ex coniuge, che già predispone di un assegno di mantenimento, di ricevere la pensione di reversibilità, o solo una parte della medesima, e altri compensi, come l indennità di cessata unione.